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News dalla Gazzetta 29 Aprile - 4 MAGGIO PDF Stampa E-mail
Scritto da Vari   
sabato, 05 maggio 2012 07:09
ImageARTICOLI SCELTI PER VOI DALLA GAZZETTA DEGLI ULTIMI GIORNICASSANO, Due fratelli condannati in Appello per l'omicidio di un bracciante - COSENZA, Quel balzello richiesto dall'ente di bonifica non convince affatto i legali dell'Mdc - REGGIO C., «Calabria priorità nell'agenda del Governo» I sindaci della Locride, col vescovo Fiorini Morosini, saranno forse ricevuti dal presidente Napolitano - COSENZA, Raggiri a pensionati e disabili la mente era un 26enne cosentino - CASSANO, Grazie al "bilancio partecipativo" pure la comunità potrà dire la sua - CASSANO, Sibari deve riacquistare centralità nel processo di rilancio economico - Decine di telefonate nelle case dei cassanesi, per presunti sondaggi. . - CASTROVILLARI, Giustizia.  Insediati in Tribunale 4 nuovi pm -  VILLAPIANA, La donna esasperata dal marito "padrone" «Ho ucciso mia figlia perché non volevo che soffrisse.  - COSENZA, Oliverio: il nostro è un ente virtuoso che ha ricevuto l'«Oscar del bilancio» - REGGIO C., Scopelliti querelato dall'imprenditore Labate - CATANZARO, Portare più turisti in Calabria Ecco la sfida del "Bus express"  - CASSANO, Cambiamento deve significare solidarietà sociale - VILLAPIANA, Il killer di Villapiana ha sparato a bruciapelo. La ricostruzione della strage - CORIGLIANO, «Avrà cadenza mensile il Mercatino dell'usato» - VILLAPIANA, Uno sciame di api aveva trovato riparo al cimitero - CASTROVILLARI, La cultura della bici per gustare il territorio - CASSANO, Elezioni amministrative La settimana decisiva - Una targa ai giornalisti iscritti da 25 anni e più - Più risparmio, meno inquinamento. Via libera alle energie rinnovabili.  - VILLAPIANA - L'ombra del satanismo e gli oscuri precedenti accaduti nel Cosentino - «Ho visto quel cadavere nel cortile e ho chiamato il 112» - I segreti celati dal Franchi caricato a pallini La pista familiare resta privilegiata dagli inquirenti, non sono emersi segni di effrazione su porta e finestre - Due morti e tanti misteri La dinamica non convince - BUONA LETTURA

 Due fratelli condannati in Appello per l'omicidio di un bracciante
Gianpaolo Iacobini
cassano

Sono stati giudicati colpevoli anche in secondo grado. E perciò sono stati condannati a quindici anni di reclusione. È stato dunque questo il verdetto scritto dalla Corte d'Appello di Catanzaro (presieduta da Fortunato Rosario Barone; a latere, Marco Petrini) per i fratelli Costel e Cristinel Habliuc, rispettivamente di trenta e trentuno anni, per l'omicidio di Angelov Krasimir, un bracciante bulgaro di 33 anni.
Una vicenda dai contorni drammatici, l'uomo infatti era stato ucciso a calci e pugni, e forse pure con l'aiuto di un corpo contundente, il 25 ottobre del 2010, a Marina di Sibari.
L'assassinio, questa era stata la ricostruzione degli investigatori e della procura, era maturato al termine di una rissa accesasi nel mezzo di una serata trascorsa in compagnia di un gruppo di rumeni, iniziata con uno scambio di parole pesanti.
Tra di loro c'era anche una ragazza, alla quale Krasimir si era rivolto con parole giudicate offensive dagli amici della donna (tra costoro il fidanzato), che per questo l'avevano poi malmenato fino a provocarne il decesso.
Tentando anche di deviare indagini e sospetti. Ma i Carabinieri della Tenenza di Cassano, giunti sul posto a seguito di una segnalazione, non avevano abboccato alla messinscena, e nel giro di poche ore erano riusciti ad individuare sia l'abitazione al cui interno il delitto era stato consumato, sia i presunti assassini. Individuando elementi considerati preziosi (come le tracce ematiche ritrovate nella villetta luogo del delitto) e posti alla base del fermo degli indagati, poi convalidato dal Gip e trasformato in misura cautelare.
Tra i fermati, anche un terzo rumeno, Vasile Gavrilas, che dopo mesi di detenzione in una cella del carcere di Castrovillari si era tolto la vita, alla vigilia del processo di primo grado, svoltosi con rito abbreviato e conclusosi con la condanna dei due fratelli a 16 anni di reclusione, previa concessione delle attenuanti generiche. Ieri, a Catanzaro, il processo d'appello. Con la sentenza che, dichiarati i due colpevoli del reato di omicidio volontario aggravato da futili motivi, ricalca sostanzialmente la pena inflitta dal gup castrovillarese, limandola d'un anno.
E ora il collegio difensivo (composto, tra gli altri, dagli avvocati Carlo Salvo, Ugo Anelo e Carlo Esbardo) già pensa di spostare ora la partita davanti alla Cassazione. - 4  MAGGIO



Quel balzello richiesto dall'ente di bonifica non convince affatto i legali dell'Mdc Il presidente del Movimento, Giorgio Durante,pretende chiarimenti su questa strana vicenda
Salvatore Summaria
cosenza

Sembrava un caso isolato, al quale i legali del Movimento difesa del cittadino non avevano dato, inizialmente, molto peso. Quando, poi, allo sportello dell'Mdc sono incominciate ad arrivare decine di segnalazioni, la vicenda è apparsa più seria. In pratica a un pensionato di Luzzi, proprietario d'un piccolo appezzamento di terreno, è stato intimato, tramite l'ente esattore, Equitalia, il pagamento di 23 euro. Firmato consorzio di bonifica bacini meridionali del cosentino. Fin qui tutto nella norma. Ci sta di dover mettere mano al portafoglio quando si ricevono dei servizi. Solo che nella lettera di protesta il diretto interessato sostiene di non avere mai avuto rapporti con il consorzio. E i rappresentanti del Movimento hanno immediatamente alzato le antenne. «Abbiamo sentito il dovere di approfondire la questione» afferma il presidente, Giorgio Durante. «Ci siamo trovati di fronte ad una serie di domande alle quali era difficile rispondere. Innanzitutto – insiste Durante – pensavamo che i Consorzi di bonifica erano in liquidazione. Invece eccoli ancora vivi e vegeti. Distribuiscono acqua, o almeno dovrebbero farlo, ma sono, allo stesso tempo, assetati di euro». Le cartelle di pagamento hanno riguardato soprattutto gli agricoltori ricadenti nel bacino della Valle del Crati, Luzzi, Bisognano, Montalto, eccetera, pronti a contestare non tanto la cifra da sborsare, anche perchè irrisoria, quanto, piuttosto, le motivazioni addotte all'ingiunzione. «Il nostro primo approccio – chiarisce il presidente dell'Mdc – è stato di capire quale era il rapporto tra gli utenti e il consorzio medesimo, scoprendo che l'Ente è sconosciuto alla maggior parte di loro. In seconda battuta ci siamo chiesti se questi proprietari terrieri usufruissero di qualche servizio, ma a quanto pare nessuno di loro ha mai avuto in cambio qualcosa». Da qui le perplessità del Movimento del cittadino: «Ci sembra di essere ancora una volta – dice Durante – al cospetto di una cosiddetta imposta strisciante, che a nostro parere è peraltro incostituzionale, essendo i terreni già tassati in sede di dichiarazione, in base al loro valore. Si tratta, probabilmente, di una doppia imposizione, oppure di un vero e proprio errore formale, o di un tributo a fronte dell'ottenimento di un servizio. Non abbiamo ancora individuato la fattispecie, ma quello che è certo – insiste ancora Durante – e che i terreni degli utenti che a noi si sono rivolti non sono serviti da irrigazione, nè da altri servizi. Leggiamo con orrore al comma a- dell'art. 23 della legge regionale "il contributo consortile è dovuto per le spese afferenti il conseguimento dei fini istituzionali, indipendentemente dal beneficio fondiario", ma questo dovrebbe riguardare i soci, oppure coattivamente vengono considerati tali tutti coloro i cui terreni ricadono in un territorio? Una risposta pubblica è doverosa, non a noi, ma che sia comprensibile a chi vive di sola pensione ed ha un piccolo appezzamento di terreno in zona montana». - 4  MAGGIO





«Calabria priorità nell'agenda del Governo» I sindaci della Locride, col vescovo Fiorini Morosini, saranno forse ricevuti dal presidente Napolitano
Graziella Mastronardo
reggio calabria

Legalità, sicurezza, infrastrutture. Opportunità per sperare, credere che un futuro sia possibile: questo il "grido" forte che s'è levato ieri da Reggio e Locri. Un "grido" che ha unito indistintamente tutti: giovani, soprattutto, ma anche istituzioni (prefetti, sindaci, presidente della Provincia, autorità religiose) e s'è trasformato in accorato appello. Che la ministra dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, ha immediatamente colto. E anzi rilanciato. Lo Stato e il Governo non solo sono al fianco di chi combatte la mafia e il malaffare, ma faranno per intero la loro parte per questo lembo di terra ricchissima di risorse e potenzialità eppure così "sporcata" da violenza e sopraffazione che soffocano sviluppo e serenità sociale e civile. Così, dopo i ministri Fornero, Profumo e Cancellieri, a breve sarà a Reggio anche il titolare della Coesione territoriale, Fabrizio Barca. E il Presidente Giorgio Napolitano riceverà i sindaci della Locride al Quirinale, rispondendo così positivamente alla loro richiesta di essere ascoltati: lo si è appreso proprio durante la visita della Cancellieri a Locri.
Non solo. Sarà immediatamente aperto un tavolo di concertazione tra Stato, Regione ed Enti locali – ha garantito la ministra – per rispondere alle richieste dei 42 sindaci della Locride, che qualche mese fa avevano minacciato di dimettersi in massa dopo l'ennesimo attentato alla loro collega di Monasterace, Maria Carmela Lanzetta. È lungo il cahier de doléances che anche il vescovo, mons. Fiorini Morosini, ha contribuito a enucleare con le sue parole dure: poco tempo fa rivolgendosi direttamente al capo del governo, ieri alla ministra. I sindaci, in particolare, hanno sottolineato le carenze infrastrutturali del territorio, i tagli ai principali servizi oltre ad un generale abbandono da parte dello Stato. Il vescovo, da parte sua ha ribadito quanto aveva già scritto al presidente Monti evidenziando come «elementi gravi», «la logica dei numeri, che reputo disumana e i tagli che non sono proporzionati alla nostra economia e struttura sociale».
Sicurezza, ordine pubblico e presenza della criminalità: questi – secondo la titolare del Viminale – i problemi principali della Locride. «Soltanto con lo sviluppo della legalità – ha detto – ci può essere futuro e i sindaci non si debbono lamentare se sciogliamo i consigli comunali, ben 5 – ha fatto rilevare – negli ultimi tempi, ma ci debbono chiedere di essere irreprensibili con il rispetto delle regole fondamentali per il vivere civile. Solo se facciamo rete lealmente questo territorio crescerà».
Non solo la Locride e Reggio, però. Tutta la Calabria è stata protagonista nella visita della Cancellieri. In mattinata, infatti, dopo don Giacomo Panizza e il sindaco di Lamezia Terme, la ministra aveva incontrato al Palazzo del governo i cinque prefetti della regione, dai quali aveva appreso gli sconcertanti scenari di criminalità organizzata di cui il territorio è ostaggio. Ma l'esponente del Governo li ha invitati ad andare avanti: con determinazione. «Stiamo mettendo insieme – ha detto – tutte le risorse possibili, e in questo momento non è facile, per un grande progetto di rilancio della regione. La nostra attenzione è puntata fortemente su questa terra ricca e fragile contemporaneamente».
Ecco, appunto, la grande contraddizione. Perché al teatro Cilea, organizzata da "Gerbera gialla", è esplosa la voglia di ricominciare, o cominciare, finalmente, in una nuova prospettiva di legalità e rispetto. Soprattutto con i tanti studenti delle scuole, che prima hanno sfilato in corteo e hanno onorato la memoria dell'ing. Musella, assassinato dalla mafia 30 anni fa per non essersi voluto piegare, e poi hanno riempito di entusiasmo e pulizia, lealtà e desiderio d'impegno la grande sala. Ma anche con le tante persone che con la loro testimonianza silenziosa ma quotidiana costruiscono, pezzetto su pezzetto, una cultura diversa: non soggiogata dalla legge del più violento, ma libera. E nel segno della dignità.
La giornata
La ministra dell'Interno, Anna Maria Cancellieri, è giunta poco prima delle 10 a Reggio e per primi ha incontrato il sindaco di Lamezia Terme, Gianni Speranza, e don Giacomo Panizza, il prete oggetto di numerose intimidazioni per la sua battaglia incessante al fianco degli "ultimi".
Sempre al Palazzo del governo ha quindi ascoltato i prefetti dei cinque capoluoghi di provincia: Vittorio Piscitelli (Reggio), Raffaele Cannizzaro (Cosenza), Antonio Reppucci (Catanzaro), Michele di Bari (Vibo Valentia), Vincenzo Panico (Crotone).
Al teatro Cilea si è svolta la "giornata antimafia" promossa da "Gerbera gialla", presenti, oltre alla ministra, anche la sottosegretaria all'Istruzione Elena Ugolini, il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, il presidente del Consiglio regionale Francesco Talarico.
Nell'episcopio di Locri la Cancellieri ha infine raccolto le numerose sollecitazioni e richieste dei 42 sindaci del comprensorio e del vescovo Giuseppe Fiorini Morosini.  - 4  MAGGIO





Raggiri a pensionati e disabili la mente era un 26enne cosentino
Giovanni Pastore
Cosenza

Il ventiseienne Ivan Cesario, di Marano Marchesato, ha lasciato gli arresti domiciliari. Per ordine del gip di Savona, Fiorenza Giorgi, dovrà quotidianamente recarsi alla firma nella caserma dei carabinieri di Castrolibero. Sono stati i legali dell'indagato, gli avvocati Francesco Noto e Piero Fallico a convincere il primo giudice ad attenuare la misura cautelare alla quale il giovane era sottoposto. Cesario finì in manette a marzo. Secondo l'accusa, l'indagato, insieme ad alcuni complici (forse, cosentini pure loro, ndr) non ancora identificati, avrebbe spennato le sue vittime col sistema della vendita di opere d'arte "porta a porta". Patacche spacciate per capolavori unici, destinati a moltiplicare le ricchezze degli sventurati acquirenti. L'esca era ghiotta e all'amo avrebbero abboccato decine di vittime. Uno dei compratori, però, aiutato da un consulente avrebbe scoperto il "pacco" denunciando l'abile "mercante". Il resto lo avevano fatto i carabinieri della Stazione di Andora, nel Savonese, guidati dal luogotenente Giorgio Santopoli, e i loro colleghi della Compagnia di Alassio, diretti dal maggiore Samuele Sighinolfi, ricostruendo la trama degli ipotetici imbrogli e smascherando Cesario, finito in manette, con l'accusa di truffa aggravata e circonvenzione di persone incapaci. Il linguaggio dell'indagato era forbito, l'aspetto rassicurante. E, soprattutto, si sarebbe presentato sempre sorridente davanti all'uscio delle sue prede indossando la maschera di venditore della inesistente "Multiart". Cesario si sarebbe dimostrato informatissimo sulle sue vittime che avrebbe selezionato in base ad un criterio essenziale: la solitudine. Il punto di partenza dell'inchiesta dei carabinieri furono proprio i "colpi" ai danni d'un disabile di Andora che, tra il 2007 e il 2010, avrebbero prodotto un "bottino" di 20mila euro. Denaro incassato dalla vendita al diversamente abile di serigrafie spacciate per autentiche. Dopo quella razzia, il malcapitato si presentò in caserma per denunciare la "fregatura". E cominciò la caccia all'uomo che portò gl'investigatori dell'Arma a setacciare i retroscena di quelle scorribande studiando i comportamenti della ipotetica gang degli imbroglioni nella speranza di bloccarli, magari approfittando d'un passo falso. Che ci fu e portò all'arresto di Cesario.  - 4  MAGGIO




Grazie al "bilancio partecipativo" pure la comunità potrà dire la sua
CASSANO.
  Sanità, macchina burocratica, opere pubbliche, giovani, turismo: sono i capisaldi del programma di Giuseppe Cimino, candidato sindaco sostenuto dalle liste "Un futuro per la Sibaritide" e "Per Cassano".
«Sul versante della sanità – ha affermato Cimino – i due obiettivi raggiungibili sono l'apertura della farmacia comunale e l'abbattimento delle liste d'attesa per le donne. Con la farmacia si garantirà una maggiore offerta e concorrenza. Invece, per giungere al taglio dei tempi d'attesa, si procederà all'acquisto a rate di un camper mobile dotato delle attrezzature necessarie».
Avanti: macchina burocratica. «Previsto lo snellimento delle procedure, specie in favore degli imprenditori interessati all'avvio di attività economiche». C'è poi il settore delle opere pubbliche: «Verrà introdotto lo strumento del bilancio partecipativo: l'intera città sarà ascoltata costantemente dai rappresentanti dell'amministrazione, che stabiliranno le priorità delle opere proposte dai cittadini. Verranno inoltre favoriti i consorzi delle piccole ditte. Per l'edilizia privata verrà creato un tavolo di confronto in modo da proporre al costruttore una riduzione degli oneri di urbanizzazione in cambio di opere socialmente utili nel centro storico». Attenzione anche ai giovani: «Verranno create due cooperative: ad una saranno affidati gli immobili pubblici ristrutturati. All'altra sarà data la gestione di spazi pubblici da gestire per cinema, pittura, disegno artistico, doposcuola, informagiovani».
Dulcis in fundo, il turismo: «Turismo – sottolinea Cimino nel suo programma – non è solo Marina di Sibari, ma anche tanto altro, come ad esempio il santuario della Madonna della Catena, le Grotte, il centro storico. Per Marina, nello specifico, sarà ripristinata la formula del condominio autogestito. Per i commercianti, invece, nel bilancio partecipativo il 10% verrà destinato proprio a Marina, per opere che i commercianti stessi riterranno necessarie».(g. iac.)  - 3 MAGGIO




Sibari deve riacquistare centralità nel processo di rilancio economico
Cassano. 
Sibari volano di sviluppo. Questo il titolo, ed il tema portante, del programma elettorale di Luca Iacobini, candidato sindaco sostenuto dalle liste "Iacobini sindaco" e "Ricominciamo insieme".
«L'azione politico-amministrativa dell'amministrazione comunale – ha affermato Iacobini – dovrà ispirarsi alla riconquista della centralità di Sibari, intesa non come decentramento e smembramento delle funzioni amministrative dell'ente locale, bensì in un'ottica di unione, condivisione e crescita di tutto il territorio della Sibaritide». Obiettivo da raggiungere «attraverso il consolidamento e la qualificazione del sistema turistico locale, caratterizzandone l'immagine, la riconoscibilità e la fruibilità attraverso la messa in rete delle risorse esistenti e promuovendo l'integrazione sistemica dei soggetti territoriali rilevanti».
Nello specifico: «Importantissimo sarà, in questo contesto, la risoluzione delle annose problematiche di Marina e dei Laghi di Sibari, per le quali si dovranno promuovere l'attuazione di programmi urbani complessi. Inoltre, si dovrà puntare sulla realizzazione di un sistema di trasporto efficiente ed efficace che dovrà favorire la realizzazione di infrastrutture sia viarie sia ferroviarie, puntando senza incertezze anche sull'aeroporto della Sibaritide. Occorrerà dare impulso alla realizzazione in tempi brevissimi di un'area industriale». Attenzione è dedicata anche ai giovani, in favore dei quali «istituire uno sportello di supporto tecnico per l'avviamento e l'inserimento nel mondo del lavoro».
Da segnalare, altresì, l'attenzione riservata alla legalità, con l'impegno a garantire «procedure di trasparenza negli appalti pubblici, a migliorare la gestione dei beni confiscati alla criminalità organizzata mediante una loro riconversione e, infine, a contenere gli effetti delle manifestazioni di devianza tramite attività rivolte a specifici target di popolazione, in particolare ex detenuti, immigrati e disoccupati». (g. iac.)  - 3 MAGGIO





Misteriose telefonate agli elettori a tre giorni dall'apertura dei seggi
Gianpaolo Iacobini
Cassano

Decine di telefonate nelle case dei cassanesi, per presunti sondaggi. A tre giorni dall'apertura dei seggi, scoppia il caso.
Magari saranno sondaggi veri. Al momento, però, l'impressione è che possa essere un banale tentativo di carpire la buona fede degli elettori e di scuotere una già vivace campagna elettorale.
Il fatto: da qualche giorno, segnalano decine di cittadini, nelle abitazioni giungono telefonate insolite. All'altro capo della cornetta, un interlocutore anonimo porrebbe domande sulle intenzioni di voto, salvo poi interrompere la conversazione di fronte alle prime obiezioni, prima fra tutte la richiesta di specificare le proprie generalità e quelle dell'istituto demoscopico di appartenenza. Diversa la reazione degli intervistati: tra i tanti c'è chi dichiara di aver riattaccato subito, chi spiega di aver insistito per ottenere chiarimenti, ma invano, e chi invece candidamente ammette di non aver avuto paura a rispondere, forte della propria coscienza e identità politica.
Qualcuno, invece, rivela d'aver ottenuto, come risposta a specifica domanda, quella di dover ricondurre l'inchiesta demoscopica ad un non meglio individuato istituto "Isp". Tuttavia, la questione sarebbe finita anche al vaglio di Carabinieri e Polizia postale, il cui intervento sarebbe stato richiesto da qualcuno tra i candidati sindaci per chiarire la vicenda e fugare ogni dubbio e perplessità in merito alla reale ed effettiva genuinità del presunto sondaggio.
Intanto, con gli schieramenti che corrono verso le urne, e con l'associazione "Rinascita" che prova ad organizzare un confronto tra i candidati sindaci (in programma per stasera) nel bel mezzo del tourbillon di incontri e comizi, notizie di servizio (sempre di stampo elettorale) arrivano dal Municipio. L'ufficio elettorale rende infatti noto che «tutti i giorni, dalle 9 alle 19, si resterà a disposizione degli elettori per ogni adempimenti e chiarimento inerente la votazione e soprattutto per garantire il ritiro della tessera elettorale a quanti non la avessero ricevuta a domicilio e per il rilascio dei duplicati a chi avesse smarrito o subito il furto della propria tessera, in quest'ultimo caso allegando copia della denuncia presentata ai competenti uffici di pubblica sicurezza». Gli orari di apertura dell'ufficio, si aggiunge, «si protrarranno per tutta la durata delle operazioni di voto nei giorni delle votazioni».  - 3 MAGGIO






Giustizia Insediati in Tribunale 4 nuovi pm
CASTROVILLARI
. Come preannunciato nei giorni scorsi, a Palazzo di giustizia si sono insediati quattro nuovi magistrati: tre pubblici ministeri ed un giudice della Sezione civile. Si tratta rispettivamente di Francesco Santosuosso, Mariasofia Cozza, Silvia Fonte Basso, Salvatore Santoro, (Tribunale di Roma). La cerimonia è avvenuta nell'Aula 4 del Tribunale.
I nuovi magistrati della Procura hanno preso possesso durante una cerimonia svoltasi davanti al collegio composto da Loredana De Franco (presidente Sezione penale).(a. bisc.)  - 3 MAGGIO




La donna esasperata dal marito "padrone" «Ho ucciso mia figlia perché non volevo che soffrisse. Poi mi sono sdraiata accanto aspettando la morte»
Arcangelo Badolati
Villapiana

La dispensatrice di morte e il marito «padrone». Vincenzo Genovese, 67 anni, era costretto a muoversi con l'aiuto delle stampelle. Da tempo soffriva di una grave cardiopatia e gli acciacchi avevano accentuato le spigolosità del suo carattere. «È stato un inferno sin dall'inizio poi, negli ultimi tempi, le cose sono peggiorate. Ero esasperata»: Domenica Rugiano si tormenta il volto con le dita mordendosi nervosamente le labbra. Parla a fatica mentre svela al pm Maria Grazia Anastasia le contorsioni mentali che l'hanno indotta ad uccidere. La casalinga cinquantaquattrenne venerdì scorso, a Villapiana, ha ammazzato il marito e, subito dopo, la figlia, Rosa, di 27 anni. «Non ce la facevo più, non ce la facevo più», ha ripetuto ossessivamente. Il suo racconto mette i brividi. Perché dimostra l'esistenza d'un lato oscuro nell'animo umano. Un lato inesplorato e terrificante che spiega come una mattina qualunque, in un luogo ameno, all'interno d'una casetta immersa nel verde, una persona assolutamente normale possa improvvisamente trasformarsi in un killer spietato. Tanto crudele da rivolgere un'arma contro i propri cari. Questa donna, infatti, alle 10 del mattino, dopo aver aiutato il marito a sedersi sulla panchina posta all'esterno dell'abitazione, ha preso il fucile calibro 12, che spesso usava per allontanare i cani randagi, l'ha puntato a bruciapelo contro Vincenzo ed ha sparato. Due colpi. Secchi. Due colpi liberatori, esplosi per eliminare per sempre dalla scena della sua vita un uomo che non sopportava più. Ma il tormento di Domenica non era solo questo. Pure Rosa, la figlia, aveva scelto – a suo avviso – un compagno sbagliato che rischiava di costringerla a trascorrere una esistenza infelice. Come la sua. Meglio ucciderla – ha pensato – che vederla soffrire. Così, ha ricaricato il fucile ed è entrata in casa. Rosa, che da qualche tempo non lavorava più, stava ancora dormendo. E la mamma voleva che passasse direttamente dal sonno alla morte. Perché non s'accorgesse di nulla. Perciò ha imbracciato il calibro 12 ed ha fatto fuoco, altre due volte. La ventisettenne è stata raggiunta dal piombo ad una coscia e alla schiena. L'omicida, decisa a questo punto a chiudere con la vita terrena, ha quindi inserito altre cartucce e s'è rivolta contro il "sovrapposto". Il gesto di autodistruzione non è però andato a buon fine. E Domenica s'è ritrovata ancora viva e perfettamente lucida, ma con un'anca devastata. S'è pertanto trascinata sino al letto dov'era rimasta riversa la figlia e le si è sdraiata accanto. «Per aspettare la morte» ha precisato agli inquirenti. Rosa, tuttavia, non era ancora spirata. «Mi sono accorta – ha detto la Rugiano – che ha tentato di alzarsi. Non parlava, s'è alzata forse per cercare di raggiungere l'uscita. Ma non ce l'ha fatta. Poi non è più successo nulla». È stato un cercatore d'asparagi a lanciare quasi dieci ore dopo l'allarme. L'uomo ha visto il cadavere di Vincenzo Genovese appoggiato alla panchina ed ha subito compreso che era accaduto qualcosa di terribile. La casalinga cinquantaquattrenne all'arrivo dei carabinieri del colonnello Francesco Ferace era svenuta. Aveva perso molto sangue e quando i soccorritori l'hanno rianimata ha cominciato a delirare. Parlando d'una «setta» e poi d'un «uomo» che aveva «distrutto la famiglia». La sua mente, evidentemente, elaborava scenari alternativi tentando temporanee e inutili rimozioni. Accade spesso in casi del genere. L'analisi della scena del crimine compiuta dal tenente colonnello Vincenzo Franzese e la consulenza scientifica e medico legale offerta da Walter Caruso e Luca Chianelli, hanno subito rivelato che in quella casa non era entrato nessuno. Domenica stava mentendo. D'altronde, al capitano Pietro Rubbo, giunto per primo nell'abitazione, era apparso del tutto irragionevole che la cinquantaquattrenne, pur avendo sul comodino due telefoni cellulari accesi, non avesse chiamato le forze dell'ordine per chiedere aiuto. Domenica, superato lo choc, ha finalmente deciso di confessare. Assistita dagli avvocati Francesco Nicoletti, Giuseppe Zumpano e Rossella Verbari, ha parlato del suo disagio psichico e familiare, tentando di offrire un movente ragionevole ad un crimine irragionevole. Voleva morire per sfuggire al rimorso. È invece sopravvissuta condannandosi per sempre al tormento.  - 3 MAGGIO




Oliverio: il nostro è un ente virtuoso che ha ricevuto l'«Oscar del bilancio»
cosenza
. Il presidente dalla Provincia di Cosenza, Mario Oliverio, interviene sui dati presentati dalla Banca d'Italia, secondo la quale l'Ente di piazza XV marzo sarebbe il più indebitato dello Stivale. In una lettera di replica Oliverio spiega: «È noioso dover intervenire ancora una volta per chiarire cifre e dati su cui ritenevamo di essere stati già sufficientemente chiari in un recente passato, ma le recenti notizie di stampa ci costringono a ritornare sull'argomento per ribadire ancora una volta, sperando che sia l'ultima, che l'Amministrazione provinciale di Cosenza, per come è tra l'altro emerso anche dall'ultimo rendiconto di Bilancio 2011 approvato a larghissima maggioranza nei giorni scorsi dal Consiglio, è un ente sano, che gode di ottima salute finanziaria, che non presenta debiti fuori bilancio, nè disavanzi di amministrazione ed i cui parametri sono pienamente rispondenti al buon andamento dell'azione amministrativa e di governo dell'Ente. Il risultato contabile di amministrazione presenta, infatti, un avanzo di 580 mila euro; anche il risultato contabile della gestione di competenza mostra un altro avanzo di due milioni 703 mila euro; il risultato economico è positivo e il patrimonio immobiliare dell'Ente risulta più che raddoppiato, poiché passa da 252 milioni di euro a 514 milioni 709 mila euro. È stato, inoltre, rispettato il Patto di Stabilità – scrive ancora Oliverio – senza che sia mai stato sospeso alcun pagamento alle imprese come purtroppo avviene, in questa fase, in modo diffuso in tutto il Paese e, in particolare, nel Mezzogiorno d'Italia. Un dato notevole, soprattutto se si considera che la Provincia di Cosenza lo scorso anno, che è l'anno a cui si riferiscono i dati di bilancio in esame, ha subito da parte del Governo centrale un taglio di 12 milioni e 80 mila euro. Nonostante ciò, in questo anno non è stato mai ritardato un solo pagamento alle imprese, in netta controtendenza con quanto avviene nel resto del Paese. È stato calcolato, infatti, che sono oltre 120 miliardi di euro i pagamenti in ritardo alle imprese e che il tempo medio per i pagamenti è di 232 giorni dalla presentazione degli stati di avanzamento, mentre la Provincia di Cosenza paga al massimo entro 15-18 giorni. Mai, inoltre, è stato fatto ricorso ad anticipazioni di cassa e ciò ha consentito all'Ente di registrare un interesse attivo sulle giacenze di 2 milioni e 600 mila euro. E mai sono stare "gonfiate" artificiosamente le entrate, ricorrendo ad un trucchetto a cui diversi enti ricorrono per assicurarsi la spesa corrente e per presentare, poi, un deficit di bilancio a fine anno. I parametri sono stati pienamente rispettati e non uno degli gli investimenti prefissati è stato sacrificato o cancellato, per cui sono stati mantenuti tutti gli impegni assunti con i cittadini. L'Amministrazione provinciale di Cosenza, piaccia o meno, nonostante la grave crisi economico-finanziaria non vive nessuno stato di insolvenza e non soffre alcuna situazione debitoria. Anzi, vanta crediti importanti dalla Regione e dallo Stato ed è uno dei pochi enti calabresi e non che, nonostante la crisi, continua ad aprire cantieri e ad appaltare nuove opere. Evidentemente, ancora una volta, si è fatta una lettura troppo frettolosa e parziale dei dati di bilancio che tende a sminuire il buon governo di un ente a cui, lo ricordiamo ancora una volta, è stato assegnato il riconoscimento nazionale più prestigioso e più significativo in termini di contabilità virtuosa che è l'Oscar di Bilancio 2011. I dati economico-finanziari vanno letti, perciò, sempre con oggettività e competenza, mai confondendo gli eventuali debiti con i mutui contratti per gli investimenti e le opere realizzate. Quelle cifre, infatti, quando i mutui vengono regolarmente onorati, non sono mai dai considerare buchi o debiti di bilancio, ma il segno di un grande dinamismo dell'azione amministrativa».  - 3 MAGGIO




Scopelliti querelato dall'imprenditore Labate
reggio calabria.
Il governatore Giuseppe Scopelliti l'aveva definito «balordo» a proposito di un'intercettazione, riferita dal col. Valerio Giardina nel processo "Meta", con un altro imprenditore. Ha atteso le pubbliche scuse del governatore che non sono arrivate, dunque, ieri, accompagnato dal proprio legale di fiducia Francesco Comi, l'imprenditore Franco Labate si è recato in Procura e ha depositato la querela per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del governatore.
Secondo l'avv. Francesco Comi, il suo assistito «non appartiene ad alcuna categoria di balordo» e ha rammentato anche «la storica impresa di costruzioni Lorenzo Labate, conosciutissima e stimata in città, sia stata negli anni al servizio del Comune di Reggio Calabria, rimettendoci anche di proprio. L'impresa Labate, ereditata dal figlio Franco e oggi giunta alla terza generazione, si è sempre contraddistinta per onestà e capacità professionali».(p.g.)  - 3 MAGGIO




Portare più turisti in Calabria Ecco la sfida del "Bus express" Daniele Rossi: dobbiamo riuscire a destagionalizzare la nostra offerta
Danilo Colacino

Un confortevole autobus fermo in piazza Prefettura è l'emblema dell'iniziativa "Magna Graecia Bus Express" giunta alla sua seconda edizione, di cui si è parlato ieri in una conferenza stampa tenutasi nella sala conferenze della Camera di Commercio. Il riferimento è al progetto varato dal presidente della sezione Turismo di Confindustria Catanzaro, Daniele Rossi, e dal suo vice Giampiero Tauro, che hanno messo in piedi un programma di successo senza un euro di contributi pubblici, rinunciando persino al sostegno della stessa Camera. Un fatto messo in risalto dallo stesso presidente dell'ente Paolo Abramo, intervenuto alla presentazione dell'evento turistico nell'ambito della discussione moderata dalla giornalista Rosalba Paletta.
Ragguardevoli i dati fatti registrare nel 2011 con 15 viaggi effettuati, 700 persone trasportate in maniera assolutamente gratuita e 9mila 300 pernottamenti. Dati che potrebbero essere in crescita esponenziale se soltanto ci fosse l'adesione di quanti più operatori del settore, o anche altre aziende, possibile. A entrare nello specifico è stato il presidente Rossi: «Con questo progetto andiamo a prendere i visitatori a domicilio in varie località d'Italia e li portiamo in Calabria, non facendogli spendere un euro di viaggio.. Forse è una goccia nel mare, ma i riscontri sono più che positivi. L'auspicio è che ci sia il supporto di sponsor, considerato che non abbiamo chiesto aiuto a Regione e Provincia così come ad altri organismi. Niente denaro pubblico, di conseguenza; solo l'appoggio di imprenditori che ci credono e siano intenzionati a fare marketing all'interno dei pullman. Mezzi in giro per 5 o 6 mesi dalla Sicilia al centronord, che saranno per così dire personalizzati con pellicolature da 5mila euro. L'obiettivo è destagionalizzare l'offerta e non basare tutto sulle bellezze naturalistiche della Calabria, come purtroppo quasi sempre accade. Bisogna ricordarsi – ha chiosato Rossi – che qui non abbiamo le infrastrutture. . Spesso c'è la gara al ribasso dei prezzi con eccessivo scadimento dei servizi. Tutto ciò non contribuisce a fidelizzare la clientela o ad attirare gente nuova. Ecco perché una regione così bella, al di là della congiuntura economica, si è ridotta a fare turismo dal 5 al 20 agosto e con la stragrande maggioranza di persone che lavorano e vivono fuori, ma sono originari di qui. Così non si cresce». A seguire Tauro, sulla stessa scia del suo presidente: «La stranezza del contesto territoriale non ci facilita nel lavoro sinergico finalizzato ad aumentare il flusso turistico. L'anno scorso aderirono con entusiasmo realtà quali Toscana, Molise e così via, che hanno colto al volo l'opportunità. È una manifestazione dinamica, che non spreca un centesimo. Anzi porta dei vantaggi economici notevoli alle varie comunità locali. Pensate alle tasse di soggiorno e a quanto guadagnano i Comuni che l'hanno introdotta. Grazie al "Bus Express" alcuni hanno guadagnato anche 30mila euro. Tale iniziativa è utile ad aumentare le presenze, ma va inserita in un contesto molto più ampio. Basti pensare che il più grande gruppo alimentare del Paese ci ha dimostrato interesse, essendo pronto a mandarci ben 100 persone a settimana. Una cifra spaventosa, che allo stato non possiamo purtroppo sostenere. Stesso dicasi per l'accordo con una notissima compagnia di navigazione». In conclusione Abramo: «È una grande idea, un progetto apprezzatissimo. Diecimila utenti in Calabria sono una cosa incredibile. Se poi si considera che non sono all'interno di strutture chiuse, ma consorziate, si possono intuire le ricadute in ambito commerciale. È cambiata la domanda e deve mutare l'offerta. Mi pare che alcuni giovani imprenditori, come Daniele, lo abbiano capito subito. Chiudo con un'annotazione di servizio, quest'anno non si terrà la Giornata dell'Economia perché non sono convinto di alcune risultanze del Tagliacarne e ho annullato la commessa. Io non sono abituato a buttare i soldi».  - 3 MAGGIO


Cambiamento deve significare solidarietà sociale
Gianpaolo Iacobini
Cassano

Campagna elettorale al "rush" finale. Idee e programmi di Gianni Papasso, candidato sindaco del centrosinistra.
Perché gli elettori dovrebbero sceglierla quale sindaco?
«Perché assieme a tutto il centrosinistra unito abbiamo la voglia di far cambiare le cose a Cassano e per questo abbiamo assunto l'impegno di lavorare per essere parte attiva di un'Amministrazione che, necessariamente, dovrà produrre ogni sforzo per ridare speranza alla comunità e coinvolgerla nella sfida di riportare Cassano alla normalità».
Quanto valgono per lei concetti come rinnovamento e cambiamento?
«Sono concetti fondamentali del nostro programma. La crisi profonda che Cassano sta vivendo, sotto ogni aspetto, impone a ciascuno uno sforzo maggiore verso una politica di effettivo cambiamento».
Quale idea di un suo avversario si sente di condividere?
«Con tutto il rispetto per gli altri candidati a sindaco, noi, e lo dico con grande umiltà, siamo gli unici ad avere un programma scritto e che stiamo consegnando ai cittadini. Negli altri candidati non abbiamo trovato idee concrete di sviluppo del Comune di Cassano allo Ionio. Cosa capita, peraltro dai cittadini, che ci accolgono sempre con affetto».
Tre punti del suo programma che tradurrebbe in concretezza nei primi cento giorni di governo, qualora fosse eletto.
«Solidarietà sociale, misure anticrisi, strumenti di partecipazione alla vita pubblica da parte di tutti i cittadini delle quattro frazioni. Soprattutto, si dovrà pensare al coinvolgimento delle giovani energie».
Come si comporterebbe con l'Imu? E come risolverebbe i problemi di Marina di Sibari?
«L'Imu è una tassa nuova, buona parte di essa va allo Stato. Il nostro principio guida sarà di non gravare sulle casse delle famiglie cassanesi. Quanto a Marina di Sibari: la nuova amministrazione dovrà considerare la cittadella delle vacanze alla stregua di uno dei quartieri della città».  - 30 APRILE



Il killer di Villapiana ha sparato a bruciapelo Il procuratore: Domenica Rugiano non è indagata ma è persona offesa. La ricostruzione della strage
Giovanni Pastore
Cosenza

Franco Giacomantonio è cauto. Decenni d'esperienza maturati in magistratura gli impongono di scindere i fatti dalle sensazioni. Il procuratore capo di Castrovillari spiega perciò alla Gazzetta: «Al momento per il duplice omicidio di Villapiana non ci sono indagati. Il fascicolo è aperto contro ignoti. Abbiamo compiuto delle attività tecniche considerando Domenica Rugiano come persona offesa. Prima dei risultati dell'esame autoptico, delle indicazioni che verranno dalla verifica delle impronte dattiloscopiche presenti sull'arma e sulle borre di cartuccia ritrovate, prima di sapere con certezza di chi sia il sangue repertato sul fucile calibro 12 e, ancora, senza aver risentito l'unica superstite, non potremo incriminare nessuno». Tutti i reperti saranno affidati al Ris, mentre al consulente, Luca Chianelli, toccherà ricostruire la scena del duplice delitto. Per il responsabile della magistratura inquirente castrovillarese è dunque presto per trarre delle conclusioni. Il "giallo" è ancora senza soluzione. Anche se la strana condotta tenuta dalla Rugiano, che nonostante fosse ferita non ha lanciato l'allarme, e, una volta soccorsa, ha reso confusionarie dichiarazioni sull'accaduto, l'hanno fatta finire tra i sospettati. La donna, tra l'altro, aveva sul comodino accanto al letto su cui è sta trovata accovacciata, due telefonini cellulari accesi. Perchè non li ha usati per chiedere aiuto? Mistero.
Il colonnello Francesco Ferace, comandante provinciale dell'Arma, accorso sul posto con gli uomini dei reparti investigativi, ha detto che dall'analisi accurata della scena del crimine appare già molto chiara la dinamica della sparatoria. Una dinamica desumibile dai risultati dell'autopsia eseguita, ieri, dall'anatomopatologo Walter Caruso, nell'obitorio dell'ospedale di Castrovillari. I risultati sono, naturalmente, sbarrati dagli omissis per ordine del pm Maria Grazia Anastasia. Sembra però confermato che l'assassino ha sparato a bruciapelo contro Vincenzo Genovese, puntando l'arma al petto e fulminandolo. Quindi, ha fatto ancora fuoco contro il sessantasettenne, obeso e con seri problemi di deambulazione, sotto l'ascella sinistra. Il killer, poi, ha ricaricato la "doppietta" e s'è diretto verso casa per uccidere sempre da distanza ravvicinata, Rosa Genovese. E ha fatto fuoco altre due volte colpendo la ragazza alla coscia destra e alla schiena. Infine, ha ferito Domenica. Un massacro che richiama alla mente i regolamenti di conti tra bande. Ma sulla dinamica restano molti sospetti. Gl'investigatori, in queste ore, riflettono sui particolari. Come quelli che sembrano emergere dall'uccisione di Rosa. La ragazza, ancora a letto, potrebbe essere stata svegliata dai colpi scaricati contro il padre. Quindi, dopo essersi alzata ha raggiunto l'uscio dove avrebbe incrociato l'assassino. E, forse, dopo aver visto il padre in una pozza di sangue potrebbe essersi scagliata contro il sicario che imbracciava il fucile ingaggiando una breve colluttazione conclusa dal colpo che l'ha ferita alla coscia. Ipotesi. Piste che verranno percorse nelle prossime ore col sopralluogo nella casa degli orrori e, soprattutto, attraverso i ricordi di Domenica Rugiano, la donna che rappresenta la chiave per arrivare alla soluzione di questo mistero cosentino.  - 30 APRILE



«Avrà cadenza mensile il Mercatino dell'usato»
Corigliano
. Bilancio positivo delle due giornate organizzate dalla Pro loco per il "Mercatino dell'usato" svoltosi nel fine settimana al Palazzo delle fiere di Schiavonea.
«La Pro loco - ha commentato il presidente Domenico Terenzio - organizzatrice dell'evento, si ritiene soddisfatta per questa "prima" che, senza non pochi sacrifici da parte di tutti i soci, ha visto rivivere il nostro famoso Quadrato di Schiavonea giorni di antico fasto. Le presenze che si sono registrate sono state numerose e tutte entusiaste per la manifestazione. La Pro loco ringrazia la commissione straordinaria nella persona del commissario Rosalba Scialla per la collaborazione concessa ed il sincero entusiasmo con cui ha accolto l'iniziativa proposta. Ringrazia visitatori e tutti coloro i quali hanno esposto le loro merci, originali per la loro antichità e cura con cui sono state conservate nel tempo e annuncia con grande gioia che la manifestazione avrà cadenza mensile per ogni ultima sua domenica. (emi. pis.)  - 30 APRILE



Uno sciame di api aveva trovato riparo al cimitero
Rocco Gentile
VILLAPIANA

Migliaia di api invadono il cimitero, trovando rifugio anche all'interno di alcune tombe non utilizzate. Un cittadino che è andato a farvisita ai cari defunti si è accorto di un impressionante sciame avvisando gli uffici comunali competenti. E il sindaco Roberto Rizzuto, insieme al presidente del Consiglio Pasquale Falbo non hanno perso tempo: al cimitero sono giunti gli esperti apicoltori Alessandro e Stefano Tettamanzi, muniti di tutte le attrezzature necessarie al "richiamo" delle api. Le quali non hanno perso tempo a entrare nei contenitori specifici per continuare a produrre dell'ottimo miele. Con molta probabilità le api sono fuggite da uno dei tanti allevamenti presenti sulla costa villapianese e, infreddolite, hanno trovato rifugio in alcune tombe. Ora sono ritornate, grazie a fratelli Tettamanzi, nelle loro arnie, e al cimitero è ritornata la pace...  - 30 APRILE



La cultura della bici per gustare il territorio
Vincenzo Alvaro
CASTROVILLARI

Domenica 13 maggio si terrà la manifestazione "Bimbimbici" che si svolge in collaborazione la Fiab, Federazione italiana Amici della bicicletta. Il raduno è previsto per la 9.30 su via Roma per dare il via alla iniziativa che è collegata anche al concorso nazionale di Disegno "Una strada tutta mia: gioco, pedalo e osservo il mondo", pensato affinché i bambini e i ragazzi riversino sui fogli tutta la loro fantasia per illustrare momenti di gioco nelle strade della loro città in sella alla loro bicicletta.
Si vuole in questo modo sensibilizzare alla cultura della bicicletta, come mezzo per vivere, a pieno, il paesaggio che ci circonda e per migliorare la qualità della vita.  - 30 APRILE



Elezioni amministrative La settimana decisiva
Cassano
. Elezioni: scatta il conto alla rovescia. Gli ultimi giorni di campagna elettorale segnano, sul fronte del centrosinistra, la presa di posizione del Pd: «Mentre la nostra coalizione insiste sui contenuti programmatici, la multiforme coalizione alternativa che ha l'unico collante nel richiamo a Scopelliti mostra evidenti segni di insufficienza sul piano politico-programmatico».
Dello stesso tenore l'intervento del capogruppo consiliare regionale del Pd Sandro Principe, intervenuto ad un comizio: «Le culture che oggi sono accanto a Papasso candidato sindaco hanno avuto un ruolo importante a Roma ed in Regione. Noi vogliamo lavorare per l'alternativa a questo centrodestra fallimentare, in Regione ed a Cassano».
E mentre l'ufficio stampa di Papasso fa sapere che anche il leader di Idv, Antonio Di Pietro, «ha manifestato sostegno alla candidatura dell'esponente socialista, affermando essere giunto il momento della riscossa per ridare fiducia a quella parte di politica che vuole fare gli interessi della collettività», da Sibari arrivano in cronaca le accuse del movimento autonomista "Rinascita": «Come da 40 anni succede in tutte le competizioni elettorali, i programmi fotocopia sono incentrati sullo sviluppo di Sibari, ma dopo le elezioni i risultati sono sempre gli stessi. Insomma, nulla di nuovo sotto il cielo di Cassano».(g. iac.)  - 29 APRILE




Una targa ai giornalisti iscritti da 25 anni e più
Luigi Franzese
Cassano

Martedì, con inizio alle ore 16.30, nei locali di un noto hotel della zona, si terrà il convegno dal titolo "Lavoro e libertà per l'autonomia dei giornalisti".
La giornata inizierà alle ore 16,30, con i saluti e l'introduzione del presidente del Circolo della stampa Pollino-Sibaritide, Cosimo Bruno. Poi la presentazione del sito del Circolo, e il convegno. Le conclusioni della giornata saranno tratte da Bruno, che consegnerà i premi ai soci. Ed ancora: la premiazione del concorso grafico indetto qualche mese addietro.
Ma il momento "clou" della serata sarà la consegna di una targa ai colleghi del Circolo con 25 anni e più di iscrizione all'Ordine. Infine, la consegna ai soci della spilla da giacca e "vetrofania.
Al convegno parteciperanno, tra gli altri: Franco Siddi, segretario nazionale della Federazione nazionale della stampa; Mario Petrina, consigliere di amministrazione Casagit; Giuseppe Soluri, presidente Ordine Ggornalisti Calabria; Carlo Parisi, segretario Sindacato giornalisti Calabria; i consiglieri nazionali della Calabria dell'Ordine e del sindacato; i giornalisti, soci onorari del Circolo, i monsignori Salvatore Nunnari, Santo Marcianò e Luigi Renzo.  - 29 APRILE




Più risparmio, meno inquinamento. Via libera alle energie rinnovabili. Presto si potranno installare sui tetti pannelli fotovoltaici e solari
Gianpaolo Iacobini
Cassano

Arriva il piano energetico comunale: spazio alle rinnovabili per risparmiare di più e inquinare meno.
La giunta municipale ha approvato il documento di programmazione elaborato su incarico del Comune dal Centro universitario di ricerca per lo sviluppo sostenibile e dall'unità di ricerca per le applicazioni energetiche rinnovabili per gli enti locali. Obiettivo dichiarato: «Definire le condizioni idonee allo sviluppo di un sistema energetico-ambientale comunale che dia priorità alle fonti rinnovabili ed al risparmio energetico come mezzi per una maggior tutela ambientale».
Seguono dati e numeri: «La popolazione residente – certificano i redattori del piano - è pari a 17.587 abitanti per 5.680 famiglie, distribuite su 2.330 abitazioni. Stimato il consumo di energia elettrica per famiglia in 2,5 MWh/a, ne deriva che la popolazione di Cassano ha un fabbisogno di energia elettrica per uso domestico pari a circa 14,2 GWh l'anno», al quale aggiungere quello per uso agricolo e industriale, mentre per ciò che concerne l'illuminazione pubblica, composta di 5.200 punti luce, la potenza installata è pari a 503 Kw. Seguono suggerimenti sulle fonti da utilizzare. Anzitutto, l'energia solare, da sfruttare «mediante i tradizionali impianti solari termici e fotovoltaici». Poi, quella eolica. «Questa risorsa dovrebbe essere valorizzata tramite la diffusione di piccoli impianti mini e micro eolici, da utilizzare in regime di autoconsumo o di autoproduzione e da installare nelle aree agricole o sui tetti delle abitazioni».
Quale il ruolo della pubblica amministrazione in questo contesto? Secondo le conclusioni racchiuse nel piano, «si rende necessario, da parte dell'amministrazione comunale, considerare l'opportunità di incentivazioni finanziarie che stimolino l'adesione dei soggetti interessati a norme di pianificazione non obbligatoria, oltre alla creazione di centri specializzati per la consulenza». Ma c'è dell'altro: «Diverse azioni possono essere attivate dal Comune a partire dal proprio patrimonio edilizio». Ad esempio dalle scuole, sui cui tetti installare «pannelli fotovoltaici e pannelli solari termici». Non mancano neppure le idee originali, quali «la realizzazione di un percorso ciclabile e l'acquisto di biciclette elettriche da mettere a disposizione di cittadini e turisti». Iniziativa «di carattere educativo e simbolico», si riconosce, ma anche legata allo spirito del piano.  - 29 APRILE





L'ombra del satanismo e gli oscuri precedenti accaduti nel Cosentino
Fabio Melia
villapiana

«Setta, setta, setta». Domenica ripete questa parola fin dentro l'ospedale di Rossano. Ha perso tantissimo sangue oltre ad aver visto crollare il suo mondo in pochi istanti, con buona parte della sua famiglia spazzata via a colpi di fucile. Lo choc è evidente e comprensibile. Ma quella cantilena risuona in modo inquietante. Soprattutto in una terra come il Cosentino, segnato indelebilmente da storie di sette sataniche e d'esoterismo.
La più clamorosa risale al 1988, quando i carabinieri fecero irruzione in un cascinale di San Pietro in Amantea. Fuori da quel casolare di contrada Moschicella, un biglietto da visita poco gradevole: un gatto appena sventrato. Poi, all'interno, una scena allucinante: una trentina di persone, sudate e in preda a una sorta di trance, intente a recitare preghiere mai udite e a girare intorno a un tavolo. Ma non era finita lì: in una stanza attigua, sdraiata su un lettino e con indosso una tunica bianca, c'era lei, Lidia Naccarato, la donna che verrà ribattezzata dalle cronache la "Santona di San Pietro in Amantea". In quel casolare, tuttavia, c'era pure una porticina di lamiera, con la saldatura "fresca". I militari dell'Arma la forzarono e si ritrovarono davanti a un'immagine orribile: legato ad una sedia c'era infatti il corpo privo di vita di Pietro Latella, operaio di 27 anni nato in Calabria ma residente a Torino. Si seppe in seguito che quel giovane era stato prima bastonato e scaraventato da un burrone, poi recuperato, incaprettato e colpito con dodici fucilate alle gambe e alle braccia. Ancora respirava quando venne "murato" in quella stanza, vinto successivamente da una morte lenta e dolorosa sopraggiunta per dissanguamento. La sua colpa? A quanto pare, Latella avrebbe impedito con la sua presenza la resurrezione del fondatore della setta, scopo ultimo di quella seduta spiritica durata giorni e giorni, tra canti e accoppiamenti.
In anni più recenti, invece, un'inchiesta sull'oscuro mondo delle sette sataniche ha riguardato proprio la zona dell'Alto Jonio cosentino, a non molta distanza dall'area in cui s'è consumata la mattanza dei Genovese. Gl'inquirenti hanno cercato di trovare prove a sostegno delle loro supposizioni, ma alla fine non è emerso nulla di concreto. Il magistrato titolare dell'indagine, evidentemente a mani vuote, ha così deciso di archiviare il fascicolo. Una vicenda chiusa per sempre, dimenticata. Almeno fino a quando una donna ferita, a cui hanno appena sterminato la famiglia, ripete continuamente in ambulanza: «Setta, setta, setta».  - 29 APRILE




«Ho visto quel cadavere nel cortile e ho chiamato il 112»
Rocco Gentile
VILLAPIANA

Cercava asparagi, ma ha trovato due morti ammazzati e una donna ferita da un colpo di fucile. E un cane che, presa coscienza della tragica fine del suo padrone, abbaiava continuamente per attirare l'attenzione di qualcuno. È questo lo scenario drammatico che ha trovato di fronte ai propri occhi Vincenzo, il dipendente di un hotel di Villapiana che, approfittando della bella giornata, venerdì si è recato in contrada Ficara del Rosario. Una zona priva di illuminazione pubblica, tagliata da una striscia di asfalto circondata dalla vegetazione. Intorno alle 19.30, Vincenzo, attirato dai latrati del cane, ha notato nel cortile il corpo senza vita di Vincenzo Genovese. Spaventato, ha dato l'allarme chiamando immediatamente i carabinieri. Pochi minuti dopo Contrada Ficara del Rosario s'è illuminata a giorno con i lampeggianti di vigili del fuoco e dei carabinieri (oltre agli uomini del comando provinciale e della Compagnia di Corigliano, erano presenti i militari in forza alle Stazioni di Villapiana (agli ordini del comandante Potenza e del maresciallo Di Rienzo), Trebisacce, Roseto Capo Spulico, Francavilla Marittima, Cerchiara, oltre a quelli della tenenza di Cassano. I primi soccorsi sono arrivati dal vicino ospedale di Trebisacce, grazie all'ambulanza con a bordo il dottor Pino De Vita. Al "Nicola Giannettasio" di Rossano, invece, la superstite, Domenica Rugiano, è stata sottoposta a un intervento chirurgico coordinato dall'equipe medica del primario Luigi Cloro.
«Siamo sconcertati, sono fatti che purtroppo non dovrebbero accadere, per il momento non facciamo nessun tipo di valutazione, sono in corso gli accertamenti ed abbiamo piena fiducia della magistratura, che siamo certi in breve tempo ricostruirà i fatti», ha detto l'assessore comunale di Villapiana Pino Leone. Il sindaco Roberto Rizzuto, venerdì sera, si è precipitato in contrada Ficara del Rosario. Sgomento e commozione da parte del primo cittadino che è apparso assai provato: «Il fatto ha scosso tutta la comunità, erano persone tranquille, facevano una vita di campagna. In paese si vedevano poco». Persone tranquille e stimate, dedite al sacrificio e al lavoro nei campi. Così passava la giornata di Vincenzo e Domenica. Poca vita mondana, pochissimi momenti dedicati al divertimento, solo lavoro, in quella campagna dove vivevano e dove s'è consumata la tragedia. «Villapiana non merita di andare sulle televisioni nazionali per episodi del genere. Siamo davvero affranti – ha aggiunto Pino Leone – vicini alla famiglia Genovese-Rugiano e soprattutto speranzosi e totalmente fiduciosi nella giustizia che farà piena luce sulla vicenda. Ne siamo convinti che ben presto ogni cosa verrà a galla».  - 29 APRILE





I segreti celati dal Franchi caricato a pallini La pista familiare resta privilegiata dagli inquirenti, non sono emersi segni di effrazione su porta e finestre
Domenico Marino
villapiana

Il colpo in canna, le macchie di sangue e cinque bossoli sparsi tra casa e giardino. Ruotano attorno al fucile molte delle indagini di carabinieri e magistratura sul duplice omicidio di contrada Ficara del Rosario, lungo la strada provinciale che da Villapiana Scalo sale al centro storico. È lì la casupola a un piano in cui viveva la famiglia Genovese, e che da venerdì sera è la casa del dramma per l'assassinio di Vincenzo Genovese, 67 anni, agricoltore con problemi di respirazione che lo costringevano a muoversi con due stampelle, e della figlia Rosa, 27 anni, commessa e una vita ancora tutta da vivere. Oltre che per il ferimento della moglie di lui e mamma di lei, Domenica Rugiano, 54 anni.
Il fucile usato per il duplice omicidio, un Franchi calibro 12 detenuto legalmente da Genovese, e venerdì caricato con pallini di piccolo calibro, è centrale nell'inter investigativo non solo per i cinque colpi esplosi, due contro l'agricoltore e la figlia, uno contro la Rugiano, ma anche per il luogo in cui è stato trovato e per le tracce che sono rimaste sulla canna, sul calcio e sul grilletto. Dettagli cruciali su cui sta lavorando lo specialista Luca Chianelli, direttore del Centro investigazioni scientifiche, coinvolto dalla procura della Repubblica di Castrovillari quale consulente assieme al primario del reparto di Anatomia patologica dell'ospedale di Castrovillari, Valter Caruso, che oggi effettuerà l'autopsia sui due cadaveri nell'obitorio dell'ospedale della cittadina del Pollino.
La posizione del fucile, ritrovato in casa e lontano una ventina di metri dal corpo di Genovese riverso su una panchina di legno esterna alla casa, già venerdì sera ha permesso d'escludere l'ipotesi dell'omicidio-suicidio opera dell'agricoltore, emersa nei primi momenti successivi alla scoperta dei cadaveri. Difficile pensare che il sessantasettenne avesse sparato due volte contro la figlia, poi ferito la moglie e quindi si fosse esploso un colpo al petto e l'altro all'ascella sinistra, abbandonando il fucile in casa per andare a spirare molti metri lontano. Sarà importante, inoltre, verificare le eventuali tracce di sangue rimaste nella canna dell'arma, perché appare ormai assodato che il colpo al petto di Genovese è stato esploso col fucile poggiato sul tronco o comunque a brevissima distanza. E in questi casi la materia ematica viene risucchiata dall'arma dopo l'esplosione. Discorso simile potrebbe essere fatto per la seconda rosata che ha colpito Rosa Genovese al centro della schiena appena fuori dalla camera da letto, probabilmente quando provava a scappare, mentre la prima, che le ha spappolato la gamba destra recidendo l'arteria femorale che l'ha portata al dissanguamento, l'ha raggiunta quando era ancora a letto e non aveva neanche fatto colazione perché la tazza era intonsa sul comodino. Le due deflagrazioni contro la ventisettenne sarebbero state le prime, seguite da quelle contro il padre, che quando è stato colpito era in giardino sorretto da due stampelle, perciò completamente incapace di difendersi, anche solo mettendo le mani dinanzi al petto.
Resta il quinto colpo, quello che ha ferito di striscio Domenica Rugiano al fianco, ma non l'ha uccisa nonostante le quasi nove ore trascorse tra il dramma e la scoperta della tragedia da parte d'un ignaro passante in cerca d'asparagi in una tiepida serata d'estate anticipata.
L'utilizzo d'una arma interna alla famiglia, conosciuta bene dai vari componenti, spesso portata in casa dal fienile in cui pare fosse custodita, rende difficile pensare all'azione d'una persona esterna, recatasi dai Genovese alle 10 del mattino per ucciderli, ma disarmato. Né l'ipotesi diventa più credibile se si pensa a un delitto d'impeto maturato dopo un litigio, perché non si spiegherebbe la scelta di lasciare in vita Domenica Rugiano, testimone oculare che avrebbe potuto inchiodare il killer. S'è finta morta? Possibile ma difficile. L'assassino, perdippiù, ha lasciato in casa il fucile pieno di tracce. Chi ha sparato, inoltre, sapeva pure dov'erano custodite le cartucce, perché ha ricaricato almeno due volte. Inoltre bisognerebbe spiegare come l'estraneo è entrato in casa, considerato che non sono stati trovati segni d'effrazione né sulla porta né sulle finistre. Ecco perché inquirenti e investigatori, coordinati dal procuratore di Castrovillari Franco Giacomantonio e dal capitano della compagnia di Corigliano Pietro Paolo Rubbo, indagano anzitutto nella famiglia.
Zoom
Il fucileSi tratta di un Franchi calibro 12, da caccia. Venerdì sera in contrada Ficara del Rosario ha sparato cartucce caricate con pallini di piccolo calibro.
I colpiAlmeno cinque quelli esplosi dall'assassino, anche se sul corpo di Rosa Genovese sono state trovate altre ferite di cui solo l'autopsia prevista per oggi nell'obitorio di Castrovillari potrà chiarire l'origine: una colluttazione o un'altra fucilata?
Le cartucceAvendo sparato almeno cinque colpi, il fucile è stato ricaricato almeno due volte, da qualcuno che sapeva come infilare le cartucce (oltre che dove erano conservate) una sopra l'altra. Un esperto balistico ci ha chiarito che non è assolutamente faticoso, nemmeno per una donna. Né il rinculo è impossibile da gestire.
Le tracceIl sangue risucchiato dal fucile dopo il primo colpo esploso contro Vincenzo Genovese, assieme alle eventuali impronte presenti sul grilletto e sul calcio dell'arma, potrebbero dare una svolta alle indagini già nelle prossime ore.  - 29 APRILE





Due morti e tanti misteri La dinamica non convince
Arcangelo Badolati

Nei delitti plurimi in cui le vittime appartengono allo stesso nucleo familiare, spesso l'assassino si cela tra le persone più prossime alla comunità colpita. Gli autori sono cioè congiunti o affini che, a distanza di breve tempo, o confessano perché vinti dal rimorso, oppure vengono smascherati per le tracce inconsapevolmente lasciate sulla scena del crimine. Nel tragico fatto di sangue di Villapiana il contesto trasuda di familiarità. Nel senso che è stata usata un'arma legalmente detenuta dal proprietario di casa della cui esistenza poteva sapere solo una persona abituata a frequentare quella casa immersa nel silenzio della campagna ionica. L'imprenditore sessantesettenne ucciso, così come la figlia, Rosa, sembrano inoltre essere stati sorpresi dall'assassino che, evidentemente, non consideravano un pericolo per la loro incolumità. Non hanno tentato la fuga, né furiosamente resistito alla sua azione offensiva. Il pluriomicida, ancora senza volto, non ha peraltro agito per un movente legato all'impossessamento di beni: non ha, infatti, prelevato nulla. Né denaro, né gioielli. Ma la circostanza più significativa è che abbia usato un "sovrapposto" calibro 12 che ha trovato in casa. Chi pianifica un delitto tanto efferato si premunisce di un'arma e, dopo averla usata, non l'abbandona poi accanto al corpo delle vittime. Solo chi agisce d'impeto si comporta, al contrario, come ha fatto l'assassino di contrada Ficara del Rosario. Ma c'è un'altra circostanza che lascia sbigottiti: perché la superstite della strage non ha subito chiesto aiuto e lanciato l'allarme? E, soprattutto, perché il misterioso killer l'ha risparmiata? Si può rispondere facendo solo delle ipotesi. La prima: la donna ha perso conoscenza e s'è svegliata solo all'arrivo dei soccorsi. La seconda: il sicario l'ha risparmiata perché s'è finta morta. In entrambi i casi, però, qualcosa non convince. Già, perché prima di svenire è comunque riuscita a sdraiarsi sul letto e, quindi, avrebbe avuto la possibilità di lanciare istintivamente (istinto di sopravvivenza) l'allarme. Quanto al simulato decesso, invece, nessun assassino, seppure in preda a un raptus, lascia le cose a metà. La donna, infatti, era solo ferita ad un'anca. E, allora, come sono andate davvero le cose? Per risolvere il rompicapo saranno indispensabili i risultati delle attività di accertamento tecnico che i carabinieri del colonnello Francesco Ferace stanno già compiendo. Il rilievo delle impronte dattiloscopiche sul fucile; un esame balistico sull'arma per stabilire se si tratti davvero di quella utilizzata per ammazzare l'imprenditore e la figlia; l'esame stub sulla sopravvissuta, l'autopsia sui cadaveri per stabilire l'esatta dinamica dell'accaduto. Entro 72 ore si conoscerà l'esito delle attività disposte e si capirà tutto meglio. Forse, si conoscerà pure il nome dell'assassino. O dell'assassina.  - 29 APRILE

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