Skip to content

Sibari

Narrow screen resolution Wide screen resolution Increase font size Decrease font size Default font size    Default color brown color green color red color blue color
Advertisement
Vi Trovate: Home
Skip to content
BUON NATALE PDF Stampa E-mail
Scritto da don Michele   
martedì, 24 dicembre 2024 00:00
Image   Nell’augurare il nostro più sincero BUON NATALE vi offriamo l’Omelia della SS.Messa di Mezzanotte pronunciata 10 anni fa dall'allora parroco di San Giuseppe  don Michele MUNNO   -   Natale del Signore - Messa della Notte - 25 dicembre 2014 - È particolarmente suggestivo ritrovarsi in chiesa in quest’ora tarda della notte per celebrare insieme l’Eucaristia durante la quale faremo memoria del primo avvento del Signore, della sua nascita nella nostra carne. Probabilmente, per i reduci del tradizionale cenone, sarà un po’ difficile mantenere desta l’attenzione, ma conviene sforzarsi un po’: ne vale davvero la pena!

Anche perché tutto il resto (cenone, luci, regali, pranzi) trova senso proprio in questa celebrazione.

Perciò, non lasciamoci sfuggire quest’occasione che il Signore ci offre. Manteniamo viva la nostra attenzione.

Sapete chi ci aiuta questa notte in questo sforzo? Sapete chi sono, o meglio, chi dovrebbero essere i nostri modelli? I pastori! Sì, proprio loro.

Abbiamo ascoltato nel Vangelo che in quella santissima notte di Natale i pastori “vegliavano”. E anche noi siamo chiamati a vegliare proprio come i pastori.

“I pastori vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge”: mi piace particolarmente quest’annotazione!

Ci rivela che si veglia se c’è qualcosa per cui valga la pena stare svegli.

Se noi in questa notte siamo invitati dalla liturgia a vegliare, a stare svegli, è perché c’è qualcosa per cui vale veramente la pena vegliare!

I pastori vegliavano perché altrimenti le pecore avrebbero potuto essere in pericolo ed essi avrebbero perso, perciò – sbranata dagli animali selvatici – la loro unica fonte di sostentamento.

Senza pecore non avrebbero potuto sfamarsi, sarebbero morti!

Parlando di veglie, però, mi vengono subito alla mente altre “veglie”: le lunghe veglie dei nostri giovani nei locali, dove si veglia per sballarsi; ma anche le lunghe veglie dei genitori che aspettano che i propri figli rincasino.

Noi, perciò, giovani e meno giovani, vegliamo – come i pastori – se c’è qualcosa che per noi “ha valore” e per la quale non possiamo prendere sonno.

In questa notte il “valore” è costituito da un “segno”:  “un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia”!

Vorrei brevemente soffermarmi su tale segno.

Innanzitutto si tratta di un “bambino”. Un essere piccolo e fragile, bisognoso di tutto!

Ora, l’esperienza ci dice che quando nasce un bambino la vita familiare viene un po’ sconvolta perché il nuovo nato diventa il centro di tutto … impone a tutti i suoi ritmi, i suoi orari, e lo fa non con arrogante presunzione, ma con la sua disarmante povertà e fragilità: ha bisogno di tutto … ha bisogno che ci si prenda cura di lui!

Nel mistero del Natale, ancora una volta, Dio si presenta nella nostra vita attraverso il segno del Bambino di Betlemme perché vuole che ci prendiamo cura di Lui, perché vuole aiutarci a comprendere che la nostra vita deve ruotare attorno a Lui!

Ma perché possiamo prenderci cura di Lui è necessario che impariamo a comprenderne il “linguaggio”.

Il bambino, infatti, balbetta (la stessa parola “bambino” significa questo, è una parola onomatopeica, richiama i primi gemiti, i versi un del bambino).

I genitori e quanti si prendono cura di lui, devono imparare a decifrare quello che vuole dire, devono comprendere il suo “linguaggio”!

All’inizio, forse, si fa un po’ di fatica … ma poi l’intesa diventa sempre maggiore.

Il linguaggio del “bambino”, tuttavia, è decifrabile solo dalle persone che si curano di lui, che lo amano, che gli prestano attenzione.

Per altri, a cui il bambino non sta a cuore, il balbettìo, come pure il pianto potrebbe addirittura creare disturbo, potrebbe infastidire: pensiamo ad alcuni vicini di casa, a cui non interessa nulla del bambino e che desiderano semplicemente riposare tranquilli.

Anche Dio si manifesta così nella nostra vita: abbiamo bisogno di apprenderne il linguaggio, abbiamo bisogno di prestargli attenzione, altrimenti la sua presenza sarà scomoda, ci infastidirà, come capita con i vicini di casa che non hanno a cuore il bambino appena nato, figlio dei dirimpettai!

In questa santa notte di Natale chiediamo alla Vergine Maria che torni a deporre nel cuore di ciascuno di noi – come nella mangiatoia di Betlemme – il “bambino avvolto in fasce”, perché possiamo prenderci cura di Lui, perché possiamo imparare il suo linguaggio e perché Lui diventi, sempre nuovamente, il centro gravitazionale della nostra esistenza!

È questa la “grande gioia” del Natale annunziata dagli angeli ed è questo ciò che auguro a me e ciascuno di voi. Amen.

Don Michele Munno
< Precedente   Prossimo >