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La fondazione del casale "DORIA" PDF Stampa E-mail
Scritto da A.M.Cavallaro   
martedì, 26 febbraio 2013 19:51
ImageIn una precedente nota di qualche settimana fa, abbiamo pubblicato uno stralcio di un voluminoso documento rintracciato nel ricco archivio della Famiglia Serra-Cassano di Napoli, riguardante la costruzione del magazzeno, noto come il “granaio dei Paterno”, ma in effetti fatto erigere dai Serra nel 1751 e che oggi appare in pessime condizioni, suscitando in molti la volontà di abbatterlo. Nella famosa “incursione” i tre volenterosi, ma nient'affatto esperti ricercatori, trovarono molti altri documenti e fra i tanti uno che ci è sembrato di particolare interesse e che riguarda la nascita della frazione di Doria. Molti di coloro che hanno scritto della storia di Cassano hanno fatto risalire il borgo chiamato “Doria” ad epoche remotissime, facendolo addirittura risalire al popolo dei Dori, antenati anche dei greci e quindi giunti nelle nostre contrade in tempi veramente molto lontani. Il documento ritrovato racconta, invece una storia diversa. Si tratta, infatti, della richiesta fatta dal primo Marchese di Cassano Giovan Francesco Serra all’allora vicerè spagnolo, Ramiro Felipe Núñez de Guzmán per tramite della consulta della “camera summaria” di Napoli presieduta da don Sancho de Cespedes,  affinchè gli venisse concesso di costruire nelle sue tenute nei pressi del “feudo di Gadella” un casale per favorire la coltivazione di quelle proprietà lontane otto miglia dal centro abitato di Cassano. (Nella foto: un dipinto che ritrae Giovan Francesco Serra)

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Filippo IV di Spagna,dipinto di Diego Velzquez
L’autorizzazione venne concessa il 28 di Luglio del 1642 e a cui seguì il definitivo atto del 31 Luglio dello stesso anno. Le date sono state tratte dai rispettivi documenti.

L’autorizzazione così recita in un punto essenziale: “ ….. che si debba permettere e far permettere all’Ecc.mo Marchese Serra utile signore di detta città di Cassano che possa eriggere et far eriggere, costruire et fabricare lo detto novo casale che vuole edificare nel detto suo feudo di Gadella …….. e che in detto novo casale, possano andare ad habitare qualsiasi numero di persone purchè sieno persone forastiere ……. et li habitanti in detto novo casale non si debbon  molestare o far molestare per il tempo di anni dieci da hoggi ……. da pagamenti fiscali ed altre imposizioni…”

Per la curiosità di voler capire i motivi che spinsero il marchese a scegliere il nome che fu dato al casale e cioè "Doria", si sono svolte ulteriori ricerche, ed è stato trovato, successivamente, un documento in lingua spagnola che, di primo acchito, sembrava non avesse nulla a che vedere con la ricerca di cui trattasi, infatti aveva a che fare con delle opere d’arte importanti appartenute al nobile italo-spagnolo Giovan Francesco Serra, che erano state in parte messe all’asta da suo figlio Giuseppe a Napoli e che oggi, alcune di esse, si trovano al museo del Prado. Leggendo attentamente il documento si scoprì che il nobile italo-spagnolo altri non era che il primo duca-marchese di Cassano che aveva sposato nel 1633 Maria Giovannetta Doria, proprio dell’illustre famiglia del suo più famoso antenato ammiraglio Andrea Doria (o più correttamente d’Oria) ed è facile immaginare che, proprio per onorare il nome della moglie, volle chiamare il nuovo casale appunto “Doria”. Ma eccovi la traduzione che abbiamo fatto del documento in spagnolo:

 

"Giovan Francesco Serra – Questo nobile nacque a Genova il 20 maggio del 1609 da Girolamo Serra e Veronica Spinola. Nel 1616 restò orfano e suo zio Giovan Battista, ambasciatore della Repubblica di Genova in Spagna lo trasferì a Madrid e trascorse la sua adolescenza a corte. Nel 1622 suo zio gli comprò il feudo di Cassano in Calabria. Nel 1625 partecipò al soccorso di Genova e dal 1627 al 1635 risiedette nel regno di Napoli (presumibilmente a Cassano). Nel 1633 sposò Maria Giovannetta Doria, figlia di Carlo, duca di Tursi. Il governatore di Milano Diego Mesìa y Guzman, marchese di Leganes, lo nominò Maestro di campo e lo chiamò a Milano; da lì partecipò a tutte le campagne contro la Francia in Piemonte e in Lombardia dal 1638 fino al 1652. Inviato in Spagna nell’inverno del 1641-1642, ottenne il marchesato di Almendralejo e la chiave di gentiluomo della camera del re. Alla fine del 1652 Filppo IV, che già nel 1646 lo aveva nominato maestro di campo generale, lo mandò a combattere in Catalogna in aiuto di don Juan d’Austria. Nel 1656 ottenne il permesso di recarsi a Milano, dove aveva lasciato la sua famiglia, con l’incarico di governatore delle armi; però il 9 marzo all’uscita della baia dell’Alcudia, le galere che dovevano condurlo furono attaccate da quattro caravelle turche e fu ucciso da un colpo di fucile.    

 

Le scarne notizie che abbiamo incamerato non sono certo esaustive, ma almeno abbiamo ora contezza di come si siano insediati i Serra a Cassano e quanto siano stati importanti nei secoli successivi per l’intero territorio, che spesso hanno difeso con le unghie e con i denti da diversi tentativi di ruberie, perpetrati dai vicini nobili invidiosi e finanche da diversi vescovi che si sono succeduti alla guida della diocesi.

A.M.Cavallaro

 

Image  (Sulla fondazione di Doria e su altri argomenti correlati uno dei tre “ricercatori per caso”, il dott. Giuseppe  Aloise, ha preparato un’interessante nota che sarà prossimamente pubblicata sul periodico “Il Simposio” edito dal liceo di Cassano e che sarà quanto prima presentato alla popolazione.)

Per gli interessati, pubblichiamo in lingua spagnola la nota riguardante la lista delle opere pittoriche appartenute al nobile Serra fedele suddito del re di Spagna, se fossero state a Cassano oggi avremmo una raccolta di altissimo valore artistico e culturale.Peccato.

 

"No se conocen inventarios completos de su colección, pero sí un catálogo de la almoneda que tuvo lugar en 1664. En la lista, que cuenta con cuarenta pinturas, prevalecen retratos y temas religiosos; veintitrés pertenecen al siglo XVI, entre las que diez son venecianas y ocho de las escuelas lombarda y emiliana; las diecisiete del siglo XVII incluyen seis flamencas, tres de estilo naturalista (Ribera, Caravaggio y Orazio Gentileschi), cinco de la escuela clasicista y cuatro milanesas. El interés de Serra por la pintura debió despertarse ya en Madrid para madurar a lo largo de la cuarta década del siglo; la mayoría de los cuadros debió de ser comprada en Milán y solo algunos en Nápoles. En general, la colección refleja el gusto de la época de Felipe IV, pero no hay duda de que una influencia particular sobre las predilecciones de Serra la ejerció la gran colección del marqués de Leganés. En la almoneda que su hijo Giuseppe rea­lizó en Nápoles, el virrey Gaspar de Bracamonte y Guzmán, conde de ­Peñaranda, compró dieciocho pinturas por encargo de Felipe IV y las llevó consigo a su vuelta a Madrid; de las demás ha podido identificarse únicamente la Sagrada Familia, de Antonio van Dyck (Kunst­historisches ­Museum, Viena). Seis cuadros fueron enviados a El Escorial, donde contribuyeron a la decoración del capítulo del vicario: Ester y Asuero, de Jacopo Tintoretto, el único cuadro que permanece en el monasterio; Santa Rosalía, de Antonio van Dyck; Cristo dando las llaves a san Pedro, de Vincenzo Catena; San Jerónimo meditando, de Antonio Campi; Santa Ana, la Virgen y el Niño, copia de Leonardo; y La Flagelación, de Daniele Crespi. Los cinco últimos llegaron al Museo del Prado entre 1837 y 1839. Once cuadros -nada se sabe de un San Juan Bautista despidiéndose de sus padres, atribuido a Caravaggio- quedaron en el Alcázar de Madrid. Tres de ellos -Apolo y Marsias, de José de Ribera, Venus y Adonis, probablemente del taller de Tiziano, y San Bartolomé, de Correggio- fueron destruidos por el incendio de 1734. Los demás -a excepción de Cristo con la cruz a cuestas, de Guido Reni, en la Academia de San Fernando, donde fue llevado en tiempos de José Bonaparte- pertenecen ahora al Museo del Prado; son: ­Venus, Adonis y Cupido, de Aníbal ­Carracci; Hipómenes y Atalanta, de Guido Reni; Pedro María Rossi, o ­Roscio, conde de San Segundo, de ­Parmigianino; Camilla Gonzaga, condesa de San Segundo, y sus hijos, atribuido a Parmigianino; Micer Marsilio y su esposa, de Lorenzo ­Lotto; La Virgen y el Niño [P337], de Andrea del Sarto; y Llegada de ­Herminia a la cabaña de los pastores, de Luigi Pellegrino Scaramuccia."

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